Tutto è partito dalla telefonata al 117 di un cittadino rumeno, che due mesi fa ha segnalato alle fiamme gialle la situazione di un connazionale, scappato dal goriziano dopo essere stato sfruttato come bracciante agricolo per mesi, assieme ad altri, da un gruppo di caporali, pure loro rumeni. Subito sono scattate le verifiche del caso, con sopralluoghi, monitoraggio dei social network, intercettazioni telefoniche e pure tramite gps installati sui pulmini utilizzati per il trasporto dei lavoratori.
E’ così che la Guardia di finanza di Gorizia ha appurato che a Romans di Isonzo operava un gruppo di caporali, che sfruttava 30 braccianti rumeni, tutti irregolari e due dei quali minorenni, distribuendoli in diverse aziende agricole della zona dell’Alto Isontino e della Bassa Friulana, per impiegarla nella potatura delle vigne.
Le fiamme gialle, sotto la direzione della Procura della Repubblica del capoluogo isontino, hanno proceduto al fermo di 3 cittadini rumeni e uno moldavo per il reato di
intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, con le aggravanti della minaccia, del numero e della minore età dei lavoratori.
Il provvedimento è stato eseguito lo scorso 16 febbraio e ha visto impegnati oltre 50 militari. Sono stati perquisiti le abitazioni e i locali in uso agli indagati nelle province di Gorizia e di Udine, compresi 3 dormitori dove sono stati trovati i 30 lavoratori alloggiati in condizioni igienico-sanitarie precarie ed ammassati in spazi inadeguati per il numero di persone.
Il 20 febbraio scorso i fermi sono stati convalidati dal G.I.P. del Tribunale di Gorizia, che ha convertito i fermi in custodia cautelare in carcere per 3 dei 4 indagati e in obbligo di dimora per il quarto.
I 4 fermati facevano riferimento ad una società con sede in provincia di Gorizia ed una di diritto rumeno, entrambe operanti nella fornitura di manodopera. I braccianti, impiegati in assenza di contratto o comunque in maniera irregolare, venivano prelevati all’alba nei dormitori e poi portati nelle vigne, dove lavoravano per 10 ore al giorno. La sera venivano riportati negli alloggi, dove venivano chiusi a chiave fino al giorno dopo. Era previsto un unico giorno di riposo, ma non sempre, la domenica. Turni massacranti e paghe irrisorie, precarie condizioni di vita e di lavoro, per altro irregolare e poi lo stato di semi-segregazione: ciò ha determinato la condizione di sfruttamento. I caporali approfittavano dello stato di bisogno dei braccianti, spesso ricattati e minacciati di essere cacciati senza paga, privati dei documenti di identità e di lavoro con la promessa di restituzione al termine della stagione lavorativa, reclutati spesso in una delle aree più povere della Romania, con la promessa di poter mandare alle proprie famiglie rimaste in patria la paga, come confermato dalle testimonianze rese dai braccianti.

