Ciriani: «Pordenone quasi da zona bianca, Governo valuti aperture territoriali»

«Non si possono rinchiudere gli oltre 300 mila abitanti della nostra provincia (il doppio della Valle d’Aosta) basandosi sulla media regionale. Servono riaperture, pur con cautela e controlli»
Hubert Londero
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«Alla luce del fatto che Pordenone e il suo territorio sono zona gialla, tendenzialmente bianca, bisogna riaprire progressivamente, dalle scuole alle attività commerciali, ovviamente con cautela, controlli aumentati e un serio monitoraggio. Mi auguro che il Governo valuti aperture su base territoriale e non solo regionale. Chiudere un territorio di più di 300 mila persone della provincia pordenonese – oltre il doppio degli abitanti della Valle d’Aosta – perché si segue il criterio della media regionale ci sembra francamente assurdo. Significa rinchiudere in modo ingiustificato cittadini che fino ad oggi sono stati rispettosi delle regole e condannare a ulteriori perdite attività economiche che potrebbero riaprire».

Parola del sindaco di Pordenone, Alessandro Ciriani, che fonda il suo ragionamento sui dati. «Da diverso tempo i numeri dimostrano che sul territorio pordenonese la pandemia ha allentato la presa. Come sottolineato anche dal governatore Fedriga è tempo di cambiare approccio e passare dai divieti alle regole, dai protocolli di chiusura a quelli di progressiva apertura, senza superficialità, ma anzi, lo ripeto, con tutte le cautele, le prudenze e i controlli necessari».

«Occorre capire – continua – che si può riprendere la vita progressivamente seguendo quelle norme e prescrizioni che i nostri cittadini seguono da un anno. Anche perché pure i costi economici e sociali devono essere messi sul piatto della bilancia, soprattutto per certe categorie, poichè sono ormai insostenibili e non c’è ristoro che possa compensare le perdite delle attività chiuse o riaperte a singhiozzo».

Ma per Ciriani c’è anche un altro aspetto: «La gente non ce la fa più a rispettare le regole delle zone rosse, che rischiano d’essere rosse d’ipocrisia perché, solo per fare qualche esempio, l’estetista o il parrucchiere che non possono aprire andranno nelle case, e questo vale per tante altre categorie».

«Spero che queste proposte di buon senso non scandalizzino i “chiusuristi” a oltranza. Bisogna intensificare le vaccinazioni, non chiudere i territori. Peraltro chi aveva speculato sulla situazione del covid a Pordenone è ora, per fortuna, smentito».

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