Settimana interlocutoria per la Safop, storica azienda pordenonese della Comina produttrice di macchine utensili per la quale il Tribunale di Pordenone ha accolto l’istanza di fallimento da parte della proprietà cinese. In questi giorni, il curatore fallimentare sta procedendo all’inventario e in settimana sono attese le visite di alcuni imprenditori che potrebbero essere interessati ad acquisire l’azienda. Nello specifico, a manifestare il proprio interesse sarebbero sia alcuni imprenditori friulani (soprattutto dell’Udinese), sia di fuori regione, segnatamente la Giuseppe Giana di Magnago in provincia di Milano, impresa che produce torni.
“La nostra intenzione – spiega il curatore fallimentare, Maurizio Democrito – è di arrivare in tempi rapidi, grazie alla disponibilità di alcuni dipendenti, a una stima del valore dell’azienda per vedere se la Safop è attrattiva. La sensazione – continua il commercialista pordenonese – è che ci voglia un imprenditore di un certo livello per il tipo di mercato di sbocco dell’azienda e che sia necessario un atto di coraggio e fare una proposta in tempi brevi”.
Il vero valore della Safop, ragiona Democrito, è costituito da una parte dalle competenze dei dipendenti (per le quali sarà necessario un accordo sindacale), dall’altra dalle ingegnerizzazioni portate avanti in questi anni e che non sono coperte da brevetto. Insomma, un periodo di gestione lungo prima dell’acquisizione non sarebbe plausibile. Infine, sul fronte dei lavoratori, la Cgil di Pordenone fa sapere che dei 76 dipendenti iniziali ne sono rimasti 65, dal momento che alcuni si sono dimessi per approdare ad altre soluzioni lavorative. Le visite degli imprenditori previste in questi giorni rappresentano un passo in avanti verso un impegno ufficiale di acquisizione con il quale sarà più facile ottenere la cassa integrazione.