Storie di Krivapete, Skrat e del serpente Lintver. Misteri e leggende delle Valli del Natisone / VIDEO

C'è chi racconta delle loro capacità, di quando furono "catturate" dagli uomini. Nel lussureggiante e incantato bosco di Cravero, tra antiche chiese. Tra le benedizioni delle porte e i mazzetti di erb...
Paola Treppo

Vivono da sempre nelle Valli del Natisone, nascoste in antri e angoli irraggiungibili o sotto le rocce.

Nelle grotte, nelle caverne.

Hanno i piedi all’incontrario, i capelli verdi.

Sono le Krivapete, le streghe che hanno insegnato ai valligiani a fare la gubana, ma anche tante altre cose, come il formaggio, il pane e le salsicce. A un mese dalla festa del falò per eccellenza, che vien dato alle fiamme il 5 e 6 di gennaio, per l’epifania, le krivapete fanno sentire la loro presenza tra Antro, Castelmonte e nei piccoli borghi “arrampicati” sulle alture delle Valli. Grazie a una paziente indagine, Marina Cernetig ha raccolto vecchie ricette locali, poi raccolte in un libretto, “Ricette delle krivapete”.

La tradizione vuole infatti che furono proprio questi esseri mitici, comunque conoscitrici dei segreti della natura e della tavola, a insegnare a far da mangiare: non solo la minestra di brovada e farina ma anche il “tocio in bianco”.

«Una volta, molto tempo fa, la gente era poverissima e ignorante – raccontava Marisa -. Ogni giorno mangiava solo latte e polenta. Era poco ingegnosa. Dietro a Makota, a Tarnje, sotto le rocce, vivevano le krivapete. D’estate, quando gli abitanti di Sorzento salivano a falciare i prati e andavano a prendere l’acqua, a volte poteva accadere che vedessero, da lontano, le krivapete che si lavavano i piedi. Tutti sapevano che le Krivapete conoscevano cose che nessun altro al mondo sapeva. Non raccontavano mai nulla. Insegnavano solo se ne avevano voglia».

Un giorno un uomo ne vide una che dormiva sotto a un castagno e la catturò per farsi svelare tutti i segreti. Lei acconsentì, con la promessa che poi sarebbe stata liberata. Iniziò quindi a spiegare come fare latticello, burro, ricotta e formaggio. A cuocere il pane e la gubana e gli strucchi; a fare salsicce e salami. Poi la lasciarono andare. «Lei corse su per la salita veloce e gridò ai paesani di non aver rivelato un segreto: come fare lo zucchero. Cercarono di rincorrerla ma nulla da fare. A Sorzento, infatti, gli abitanti non sanno ancora come fare lo zucchero. Però tutti sanno dove le krivapete di nascondono ancora oggi: a Tribil, ad esempio, dove la krivapeta fa la minestra di radicchio in autunno, o a Stregna, dove la strega cucina con il vino rosso».

A raccontarci degli esseri mitici delle Valli del Natisone, in una domenica di settembre, vicino alla chiesa che sorge nei boschi di Cravero, a San Leonardo, è Simone Clinaz dell’Associazione Malin-Mill, grazie ad agli splendidi acquarelli di Sergio Metus che raffigurano non solo le Krivapete ma anche il serpente Lintver, la Morà, lo Skrat

Con lei, a farci da guida, c’è anche Patrizia, l’anima di Cravero. Ma di lei, che custodisce le chiavi della chiesa di Santa Lucia, vi racconteremo la prossima volta. 

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