Sul Fvg si sta per abbattere una carestia demografica

In dieci anni la popolazione residente tra zero e 6 anni è passata da quasi 73mila a 62mila bambini. Perché gli attuali incentivi alla natalità non funzionano come dovrebbero
Rossano Cattivello
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Sul Friuli Venezia Giulia sta per abbattersi una carestia demografica. I numeri non lasciano scampo: in dieci anni la popolazione residente tra zero e 6 anni è passata da quasi 73mila a 62mila bambini. Più in generale, dopo i già insufficienti benefici dell’onda lunga delle nascite pre-crisi, nella nostra regione i minori stanno nuovamente diminuendo. Tra non molto, chi riempirà le nostre scuole? Chi risponderà alle richieste di assunzione delle aziende? Chi sosterrà con il proprio lavoro (e conseguenti tasse) il welfare pubblico?

Purtroppo, le politiche per la natalità messe timidamente in campo negli ultimi anni sono frammentarie, discontinue e concentrate sulle famiglie a basso reddito, lasciando per esempio escluso il nerbo strategico della società, quella che un tempo era chiamata classe media. Eppure, dove sono stati adottati sostegni universali e duraturi nel lungo periodo, come in Svezia (diventata ormai esempio paradigmatico) i risultati sono arrivati.

In sostanza, quantità, qualità e stabilità nel tempo della spesa pubblica a favore della natalità sembrano essere tutti fattori decisivi nel determinare l’entità dell’impatto sulle scelte dei potenziali genitori. Innanzitutto la qualità della spesa: misure per offrire asili nido a prezzi sovvenzionati e misure che sostengono il reddito dei genitori (soprattutto i padri) che abbandonano temporaneamente il lavoro per prendersi cura dei figli, come accade in Svezia, sembrano più efficaci rispetto a bonus e altri benefici relativi alla nascita del figlio. In secondo luogo, contano anche le aspettative sulla stabilità delle misure introdotte: sostegni alla natalità che siano ritenuti duraturi nel tempo possono avere un impatto più forte nel medio-lungo termine. In questo caso, purtroppo per l’Italia, conta molto la credibilità dello Stato e della classe politica.

La decisione di fare un figlio non si matura dall’oggi al domani, richiede tempo, certezze e prospettive. Quindi bonus bebè che vanno e che vengono, proposti dallo Stato e poi dalla Regione, la cui soglia Isee si alza e si abbassa non rappresentano incentivi adeguati per combattere la peste bianca (denatalità).

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