In terapia intensiva più pazienti di quanti dichiarati, la denuncia di rianimatori e anestesisti

Anestesisti e rianimatori denunciano: "I pazienti in terapia intensiva sono molti più di quanto dichiarato"
Redazione

L’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri, Aaroi Emac Fvg, che rappresenta 350 professionisti dell’emergenza-urgenza in Regione, scrive nuovamente al Presidente Massimiliano Fedriga per denunciare la grave situazione delle strutture ospedaliere, sotto pressione da mesi e con personale ormai allo stremo.

Ecco il testo integrale della lettera.

A distanza di qualche mese, le scriviamo anche a nome di moltissimi altri colleghi che formalmente non rappresentiamo ma che, quotidianamente, interagiscono e collaborano con noi specialisti della prima linea del fronte Covid e con i quali, condividendo lacrime, sudore, stress, frustrazioni e preoccupazioni, abbiamo una visione assolutamente coincidente della realtà attuale, un’esatta percezione della drammatica situazione sanitaria regionale e un’assolutamente precisa preoccupazione che la gestione dell’emergenza continui ad avere grossissime criticità.

Siamo stanchi, ma veramente stanchi, Presidente, perché da mesi ormai lottiamo in prima linea senza vedere una fine, con truppe ordinarie ormai logore e logorate, ferie bloccate e straordinari non pagati, senza rincalzi e sostituti, con riservisti lanciati al fronte con poca preparazione specifica, con infermieri, anello essenziale del sistema, raccattati in ogni dove per aprire nuovi posti letto intensivi e supportare pronto soccorso e rianimazioni senza alcuna esperienza nell’ambito critico, in un livellamento al basso di competenze e in uno scadimento nell’assistenza al malato.

Siamo frustrati per non poter più dedicare la giusta attenzione, la massima energia e il meglio della nostra professionalità a ciascun singolo paziente critico, perché ormai da mesi stravolti e inghiottiti da un vortice in cui il nostro tempo e il nostro lavoro sono dedicati principalmente a trovare un posto letto per tutti, a inquadrare rapidamente il problema di ciascuno, a iniziare le terapie cercando di garantirle a tutti con le risorse disponibili, a dimettere il prima possibile e a riempire immediatamente quei pochi posti letto liberi con altri pazienti che sono già gravi e sono in lista d’attesa per un letto, un monitor, un ventilatore e un infermiere, forse di terapia intensiva…

Siamo provati per il numero notevole e inusuale di morti che da mesi vediamo ogni giorno nei nostri reparti, non siamo abituati e mai lo saremo. In questo ultimo mese siamo affranti perché l’età media dei nostri pazienti è nettamente più bassa e nessuno è escluso.

Siamo terribilmente preoccupati di dover ogni giorno trattare pazienti critici in reparti non adatti, improvvisati e non preparati alla gestione di pazienti ventilati e a una possibile evoluzione clinica negativa. Siamo preoccupati di avere nei nostri ospedali ‘mega-reparti’ di Medicina con 50 pazienti Covid, siamo preoccupati di avere i Pronto Soccorso della regione paralizzati da pazienti che stazionano nei corridoi e in tripla fila, in attesa e in assenza di destinazione.

Siamo e rimaniamo basiti nel vedere che, dopo un anno di bollettini, report e proclami, si aprono reparti di Semintensiva (come a Palmanova e in questi giorni anche a Gorizia) che in realtà sono a tutti gli effetti vere Terapie Intensive gestite da anestesisti rianimatori, con pazienti gravi, ventilati e rapidamente tutti intubati in un effetto finale di sotto-dimensionamento dei numeri reali di pazienti di Terapia Intensiva. Oggi i veri numeri ci dicono che i pazienti Covid gravi di Terapia Intensiva in Fvg sono ben di più di quanti dichiarati, superando decisamente il valore del 50% dei posti letto intensivi totali occupati da pazienti Covid.

Siamo molto sorpresi dal fatto che nella prima ondata quando altre regioni erano in profonda crisi, il nostro sistema sanitario ha dato fortissimo ed encomiabile esempio, accogliendo da fuori regione alcuni pazienti molto gravi nelle nostre Terapie Intensive, e ha prestato professionisti (tramite i bandi della Protezione Civile) ad altri ospedali italiani, mentre oggi che il problema ce l’ha il Friuli Venezia Giulia, questa ipotesi non è mai stata presa in considerazione e nel vicino Veneto, per esempio, la disponibilità di posti ci sarebbe stata. Dimostrare di aver bisogno del supporto e della solidarietà di altre regioni non riteniamo sia una sconfitta del sistema.

Siamo molto preoccupati perché i messaggi anche politici dati alla popolazione non sono stati abbastanza forti e coerenti, e la zona rossa oggi in Fvg non sta dando gli ottimi risultati di quella di un anno fa, e lo si vede chiaramente nei nostri ospedali dove è sempre alto il numero di positivi e ammalati, dove tutte le comuni altre patologie sono presenti e dove i Pronto Soccorso sono letteralmente intasati dai soliti mille problemi precedenti l’epoca Covid.

Con gli amici chirurghi siamo molto preoccupati, perché la sospensione delle sale operatorie elettive era sì doverosa per recuperare rapidamente risorse, ma dall’altra parte non è partita una seria e organizzata azione correttiva e suppletiva ai fini di attivare immediatamente in nosocomi non Covid anche privati-convenzionati almeno la chirurgia neoplastica più urgente… così facendo tra qualche mese avremo ulteriori danni collaterali.

Siamo molto arrabbiati perché la riforma sanitaria di questa regione, sotto molti aspetti, è di fatto rimasta solo sulla carta e durante questa pandemia molti nodi sono già venuti al pettine. Il principale dei quali è di fatto l’inconsistenza di una sanità territoriale collocata de iure nel calderone delle aziende uniche ma de facto senza un vero controllo, senza le necessarie sinergie e integrazioni con la parte ospedaliera, senza i chiari percorsi e senza le adeguate strutture in un risultato finale di un sistema sanitario che permane erroneamente, costantemente ed esasperatamente ospedale-centrico.

Siamo molto infastiditi dalle ripetute recenti passerelle di sindaci, assessori e politici vari in pieno stile da campagna elettorale a inaugurare centri vaccinali in una gara fra città e province a chi è più bravo ed efficiente, non rendendosi conto che, anche in questo ambito, la campagna vaccinale è partita solamente grazie all’abnegazione e alla gratuita disponibilità del personale dipendente e pensionato del sistema sanitario, gli stessi che già si fanno e si son fatti carico delle criticità dell’ospedale e del territorio.

Siamo molto delusi dal fatto che ormai da molti mesi, i vertici della Sanità regionale non ci danno udienza e non ci convocano, non solo per trattare di materia strettamente contrattuale – dove in altre regioni gli aspetti di contrattazione decentrata regionale del nuovo contratto sono stati ampiamente trattati e conclusi mentre qui nemmeno iniziati – ma neppure per ascoltare da chi è in prima linea i veri problemi e le principali criticità. Una volta esistevano addirittura le audizioni nelle Commissioni regionali per problematiche ben meno gravi e meno specifiche, oggi sembra che nessuno sia interessato a sentire i principali attori del sistema o addirittura ci sia la paura di sentire i veri problemi.

Sperando che possa e voglia capire in quale pesante e drammatica condizione si trovano gli operatori della ‘prima linea’ del nostro sistema e che possa farsi da tramite per trovare con i suoi collaboratori soluzioni migliorative per tutti noi e per il nostro sistema sanitario, le auguriamo buon lavoro, sperando che l’allentamento delle misure di prevenzione e contenimento sociale non provochino l’ennesima risalita del contagi perché noi siamo veramente stremati.

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