Un nuovo piccolo tesoro dell’Antica Aquileia è riemerso in superfice. Decine e decine di reperti del III secolo Avanti Cristo sono stati riportati alla luce lo scorso luglio grazie al recupero svolto dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Udine e del Nucleo Subacquei Carabinieri di Genova. I militari, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine e la Soprintendenza, hanno prelevato a 19 metri di profondità diversi manufatti presenti tra i resti di un’imbarcazione di epoca romana affondata a circa 7 miglia al largo di Grado.
Complessivamente sono stati recuperati 53 reperti archeologici di diversa provenienza tra cui due colli di anfora della tipologia Late Roman. Si tratta di anfore che erano diffuse a partire dal V – VI sec. d.C. ed avevano la caratteristica di possedere un collo più corto con bordo indistinto e spalla più ampia.
Interessante è stato anche il ritrovamento di due colli di anfore vinarie molto più antiche: una denominata Dressel 6, caratterizzata da un lungo collo cilindrico con spalla carenata mono ansata e l’altra, una Dressel 2-4 di Kos, in quanto le prime produzioni sono attestate sull’isola di Kos tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., in origine munita di due anse a mo’ di orecchie di pipistrello e a sezione ovale col classico corpo terminante a puntale. Tra le due tipologie di anfore passano quindi diversi secoli. Di pari interesse è stato altresì il rinvenimento di un fondo di ceramica a impasto grezzo con applicati tre distinti piedini che sembra invece collocarsi tra l’epoca tardo-antica e l’alto medioevo.
I manufatti sopra descritti hanno portato il prof. Massimo Capulli del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine ad avanzare un’ipotesi preliminare secondo la quale, al largo delle coste ove sono avvenuti i ritrovamenti, vi possano essere due relitti. Secondo l’archeologo subacqueo dell’Ateneo friulano, infatti, vi è la possibilità di ricondurre i manufatti recuperati a due distinti orizzonti cronologici tra loro omogenei e con uno iato di circa tre secoli.
Proseguendo quindi nell’ispezione dei fondali, l’attività meticolosa dei carabinieri subacquei ha consentito di portare in superficie interessanti manufatti “sepolti” anche in laguna. In particolare sono state recuperate alcune anfore, o parti di esse, e frammenti di vasellame, molto vicini tra loro, che si trovavano lungo il canale delle Mee; l’antico viatico fluviale che portava le navi fino ad Aquileia. In questo sito, relativamente vicino e a 7 metri di profondità, sono state scoperte due anfore Dressel 6/A quasi intatte, un’anfora lunga 80 cm priva di anse, due colli di anfore vinarie, un frammento di vaso ed uno di un piatto in “terra sigillata”, quest’ultimo di interessante fattura, con rilievi e decorazioni che ne denotano il suo pregio.
I manufatti archeologici recuperati sono stati affidati alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia per la conseguente attività di desalinizzazione, pulizia, catalogazione e restauro, a cui seguiranno ulteriori indagini archeologiche.
Servizio di Alessandra Salvatori



