Tetto dell’ex cotonificio Amman di Pordenone in fiamme ‘per divertimento’

I due minorenni sono stati identificati dalla Polizia di Stato che li ha denunciati
Hubert Londero
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Per divertimento e per vedere la tettoia bruciare. Sarebbero queste le motivazioni dei due ragazzini individuati dalla Questura di Pordenone sabato mattina e che hanno poi ammesso di essere gli autori volontari dell’incendio che la sera del 14 maggio ha devastato l’ex cotonificio Amman di Pordenone. E non era la prima volta che si erano introdotti nella struttura: già un mese prima avevano tentato di appiccare il fuoco nello stesso posto, ma senza successo.

Responsabili della devastazione un 14enne e uno ragazzino di 12 anni e mezzo, ma al fatto hanno assistito altri tre infra quattordicenni. Tutti nati a Pordenone, tutti residenti nella città sul Noncello e tutti alunni delle scuole del capoluogo. I cinque sono stati individuati grazie alle testimonianze di alcuni residenti, che avevano segnalato un gruppo allontanarsi dall’ex cotonificio mentre si levavano in aria i fumi dell’incendio, e alle immagini delle telecamere posizionate lungo il loro percorso di fuga. Ai volti era stato dato un nome ed era stato chiesto alle pattuglie di fermarli se incontrati durante il servizio.

E così è successo. Due ragazzi del gruppo sono stati intercettati in piazza XX settembre e portati in questura accompagnati dai genitori e qui hanno ammesso le proprie azioni. Hanno raccontato di aver scavalcato la recinzione, di essere entrati, di aver raccolto legna nell’area boschiva della struttura, di averla posizionata sotto la centralina elettrica e di aver acceso il fuoco. Le stesse cose fatte un mese prima, hanno raccontato, ma allora le fiamme non si erano sviluppate. Assieme a loro c’erano altri tre ragazzini, che si sono limitati a guardare la scena e la cui posizione è al vaglio degli inquirenti.

I due autori dell’incendio sono stati segnalati al Tribunale per i minorenni di Trieste con l’accusa di incendio doloso aggravato in concorso. Il questore di Pordenone, Marco Odorisio, ha definito sconcertante la reazione di uno dei genitori che, durante il colloquio in questura, ha detto al proprio figlio: “Potevi tacere sul tentativo precedente”.

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