Tirso: sit-in degli interinali licenziati

Letta una lettera contro la decisione dell'azienda
Redazione

Un piccolo gruppo di operaie e operai interinali nella tarda mattinata si è riunito in sit-in davanti ai cancelli della fabbrica tessile Tirso di Muggia (Trieste). Esponendo uno striscione e leggendo una lettera hanno protestato contro la decisione dell’azienda di licenziare 47 lavoratori ‘somministrati’.
La manifestazione si è conclusa intorno alle 13 con gli operai, che da domani non saranno più operativi, che sono entrati in fabbrica per partecipare a una assemblea. Era presente tra gli altri il sindacalista della Cgil locale, Nicola Dal Magro, che ha sottolineato lo scarsissimo preavviso dato ai lavoratori.

LETTERA APERTA ALLA TIRSO

Care colleghe, cari colleghi!

Abbiamo scritto questa lettera per dare voce alle lavoratrici e ai lavoratori somministrati che da un giorno all’altro, senza preavviso, hanno ricevuto la notizia della cessazione del rapporto di lavoro con la Tirso. Questa notizia ci è stata trasmessa lo scorso venerdì pomeriggio tramite un messaggio whatsapp e in totale assenza di spiegazioni e motivazioni. Davanti a un gesto di totale mancanza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori abbiamo sentito il bisogno di non rimanere in silenzio. Non stavolta.

Siamo i cosiddetti interinali, lavoriamo in staff leasing e siamo assunti a tempo indeterminato presso le agenzie per il lavoro, ma siamo lavoratrici e lavoratori come voi e sentiamo di far parte del collettivo di questa fabbrica. Abbiamo lavorato fianco a fianco, condiviso fatica, gioie e dolori, creato legami dimostrando, nella maggioranza dei casi, un grande rispetto reciproco. Siamo giovani madri e padri, abbiamo famiglie da mantenere, mutui, bollette. Siamo semplicemente gente che ha voglia di costruirsi un futuro. Perciò vi chiediamo di ascoltare almeno per un minuto il nostro grido nel silenzio. È il grido di chi non viene considerato, pur lavorando sodo e impegnandosi. È soprattutto il grido di chi sperava in un futuro con voi. Oggi speriamo in un futuro per voi in questo stabilimento, perché, forse, per noi ormai questa porta è chiusa definitivamente ma siamo qui anche per portarvi tutta la nostra solidarietà. Temiamo, infatti, che quello che è successo a noi sia un sintomo di una situazione ben più grave che potrebbe riguardare anche voi. Soprattutto nell’ultimo mese la fabbrica si stava svuotando sotto ai nostri occhi. Anche davanti a una situazione così eclatante nessuno ha sentito la necessità di dare uno straccio di rassicurazione o quantomeno spiegazione.

Siamo consapevoli che in una situazione del genere noi siamo i primi sacrificabili. Già da tempo ci siamo resi conto che le probabilità di proseguire con la Tirso erano pochissime, ma la speranza c’era sempre. Siamo arrabbiati e delusi. Ci rendiamo conto delle difficoltà del momento, però facciamo fatica a comprendere come siamo arrivati a questo punto se appena un anno fa ci chiedevano straordinari con la promessa di assunzioni. Macchine sempre attive, producevamo 14.000 kg al giorno se non di più, tutte le promesse fatte a ragazze e ragazzi che per anni hanno fatto sacrifici e hanno dato il meglio di sé per ottenere un contratto per poi arrivare ad oggi, al fatto di lasciare a casa 47 persone. E vogliamo ricordare anche le 10 persone che non si sono viste rinnovare il contratto a termine a dicembre perché la cassa integrazione impediva i rinnovi.

Detto questo, non sta a noi giudicare le scelte aziendali, quello che per noi è inaccettabile è la gestione della comunicazione di queste scelte. Ci indigna profondamente il comportamento da parte dell’azienda e degli RSU. Venerdì 3 febbraio avete lanciato una bomba e avete nascosto la mano. Ci siamo ritrovati con un messaggio whatsapp senza spiegazioni, senza niente. Certi non si sono nemmeno degnati di rispondere a qualche semplice domanda come da quando resteremo a casa. Ci avete fatto passare un fine settimana di angoscia, rabbia e delusione. Nessuno ci ha messo la faccia o semplicemente una parola. Abbandonati come se non esistessimo.

Invece esistiamo e abbiamo una dignità. Oggi siamo qui presenti simbolicamente per dimostrare che non siamo indifferenti alla situazione. Anche alla vostra. Forse qualcuno di voi penserà “tanto siete sotto agenzia, troverete altro”. Certo che sì. Ma oggi è comunque difficile trovare un altro impiego tanto che ci aggiungiamo alla già lunga lista della Wartsila, Flex, Principe e tanti altri. L’anima industriale di Trieste sta agonizzando davanti ai nostri occhi. Per ora la nostra prospettiva di futuro è di 800 euro lordi al mese, sperando di essere tra i fortunati a trovare lavoro.

Concludiamo ringraziando tutte le colleghe e tutti i colleghi per l’affetto e il sostegno che ci avete dimostrato in questi giorni difficili. E grazie per aver ascoltato queste parole.

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