Vajont. Il dolore seppellito nel cuore della montagna. Tragedia senza tempo

La proposta per far conoscere questo dramma a chi rappresenta il nostro futuro
Redazione

«Ricordare non basta, bisogna prendere coscienza dell’immane tragedia che il disastro del Vajont ha rappresentato per un territorio e per la sua gente». Giulia Manzan, coordinatrice regionale di Autonomia Responsabile, Alberto Santarossa, capogruppo di Ar in Consiglio comunale a Pordenone e Mirko Martini, consigliere comunale di Ar a Erto e Casso, intervengono per richiamare l’attenzione delle istituzioni a quanto successe la sera del 9 ottobre 1963, quando un versante del monte Toc franò nella diga causando morte e distruzione.

«Bene che la Regione abbia istituito con una legge la “Giornata in ricordo della tragedia del Vajont”, ma bisogna fare un ulteriore passo in avanti, riempire di contenuti questa ricorrenza, che andrebbe estesa a livello nazionale. In tutte le scuole d’Italia si dovrebbe parlare di ciò che è accaduto alla diga del Vajont, quando l’imperizia dello Stato causò migliaia di vittime».

Per i tre esponenti di Ar, fatta la legge, ora è indispensabile darle concretezza, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni: «Bisogna far conoscere ai giovani quanto accaduto la sera del 9 ottobre – affermano Manzan, Santarossa e Martini – per questo mi piacerebbe che ogni scuola media e superiore del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, nel mese di ottobre, visitasse la diga. Tramandare quanto accaduto non solo è un atto doveroso, ma rappresenta un modo per rendere omaggio alle vittime inermi di quel 9 ottobre 1963».

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