Violenza sessuale su minore, pakistano condannato a 9 anni di reclusione

La violenza si consumò l’agosto del 2019. Assolti tutti gli imputati dall’accusa di violenza sessuale di gruppo per un episodio relativo al mese precedente
Hubert Londero

Una persona condannata a 9 anni di reclusione e 50mila euro di risarcimento per violenza sessuale su una minore, ma tutti e tre gli imputati assolti per l’accusa di violenza sessuale di gruppo. E’ la decisione presa, dopo oltre 3 ore di camera di consiglio, dal Tribunale collegiale di Udine presieduto da Paolo Alessio Vernì alla fine del processo che vedeva imputati il 25enne pakistano Dilawar Abbas Jutt, l’unico condannato, il 37enne pakistano Naeem Muhammad, residente a Udine, e il 24enne pakistano Sulman Muhammad, in Italia senza fissa dimora. La pubblica accusa, rappresentata dal pm Lucia Terzariol, aveva chiesto 12 anni per Jutt e 10 anni e 8 mesi ciascuno per gli altri due. 

Come accennato l’unica condanna riguarda Jutt, che il 28 agosto 2019 aveva indotto la minore, una friulana 15enne all’epoca dei fatti che si trovava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, a seguirlo nell’ex caserma Piave di Udine e costretta a subire atti sessuali, minacciandola anche con una bottiglia. Al tentativo di fuga della ragazza, il giovane l’aveva poi percossa e le aveva permesso di andarsene solo dopo 10 ore. 

L’assoluzione riguarda invece la violenza di cui erano imputati tutti e tre e che, secondo il capo d’accusa, sarebbe stata consumata in gruppo in un non ben precisato giorno del luglio precedente. 

Durante la discussione, l’avvocato Sara Barbesi del foro di Verona, difensore di Jutt, aveva sottolineato la contraddittorietà delle dichiarazioni rese dalla minorenne, definita persona fortemente problematica, puntando l’attenzione sul fatto che l’esame medico effettuato poche ore dopo la denuncia non aveva evidenziato lesioni o perdite emorragiche. Il difensore di Naeem, l’avvocato Elisa Guerra, oltre alle incongruenze nel racconto fatto a più riprese dalla ragazza, aveva fatto notare come tutti i riscontri potevano essere ricondotti alla versione della minore. Infine, l’avvocato Esmeralda Di Risio del foro di Pordenone, difensore di Sulman, aveva puntato i riflettori sulle mancanze da lei ravvisate nella raccolta degli elementi di prova da parte della Procura. 

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