Venerdì 13 agosto l’ultimo saluto a Giulio Pensa

Il dirigente industriale della Zanussi, fu presidente del Consiglio comunale di Udine nel primo mandato di Cecotti. Finì anche nel mirino delle Brigate Rosse
Redazione

Si svolgeranno venerdì 13 agosto, alle ore 10.30 presso la chiesa di San Quirino in via Gemona a Udine i funerali di Giulio Pensa, già presidente del Consiglio comunale del capoluogo friulano dal 1998 al 2003 durante il primo mandato da sindaco di Sergio Cecotti.

Per tutta la vita lontano dai partiti politici, di cui aveva conosciuto e rifiutato le degenerazioni clientelari nei primi anni di attività professionale nel mondo delle partecipazioni statali, aderì con entusiasmo al progetto politico del professor Cecotti di rilancio economico, sociale e politico di Udine e del suo ruolo di capoluogo del Friuli. Eletto consigliere comunale nelle file della lista civica “Per Cecotti”, fu scelto per il delicato compito di presidente del consiglio comunale, che svolse con una dedizione e un equilibrio che gli furono riconosciuti unanimemente sia dalla maggioranza che dalle opposizioni.

Nato a Biccari (Foggia) 88 anni fa, si laureò in ingegneria industriale al Politecnico di Milano e, dopo una breve esperienza nel mondo delle partecipazioni statali approdò alla Zanussi, con diversi incarichi manageriali soprattutto alla Zanussi Metallurgica di Maniago dove fu anche direttore di stabilimento. In Friuli trovò una seconda patria, ricambiando questa accoglienza con un intenso impegno sociale, sempre supportato dalla moglie Lidia.

Fu presidente regionale del sindacato dei dirigenti d’azienda (oggi Federmanager), più volte presidente del primo circolo didattico di Udine in rappresentanza della componente genitoriale negli organi collegiali della scuola quando i 4 figli frequentarono le scuole dell’obbligo, più volte direttore del consiglio pastorale della parrocchia di San Quirino e per un mandato direttore del Consiglio pastorale dell’intera città di Udine.

Il periodo più difficile della sua attività fu durante gli anni di piombo. Per il suo modo di intendere la fabbrica come un luogo di dialogo e di composizione dei conflitti sociali, finì nel mirino delle Brigate Rosse che si erano infiltrate nella zona industriale di Maniago, come dimostra il ritrovamento di diversi volantini del gruppo terroristico e lo scoppio di un ordigno apposto ad un serbatoio di gas esplosivi e che solo per un fortuito malfunzionamento non provocò vittime e danni. Secondo quanto riferitogli all’epoca dagli inquirenti, Giulio Pensa fu considerato dalle Brigate Rosse la possibile vittima del rapimento organizzato dalla colonna veneta delle Brigate Rosse che nel 1981 ebbe come base logistica il Friuli. La scellerata scelta poi cadde invece sull’ing. Giuseppe Taliercio, direttore degli stabilimenti chimici Montedison di Marghera, barbaramente ucciso dopo 46 giorni di prigionia in un casolare a Tarcento.

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